giovedì 2 agosto 2012

Seconda Egloga indiana

Seconda Egloga Indiana








Brillano i pani di sterco dei roghi di Holika

nella prima luce del giorno sui muri e i terrazzi,

la mangusta riappare nei coltivi degli orti,

si schiudono le membra dai giacigli terreni,

con i lavacri delle stoviglie

iniziano nei cortili le abluzioni e gli spurghi,

“ India was enslaved by the British”

la lezione che ripete il fanciullo

prima di andare a scuola,

ripetendola, nell'India indipendente,

nella lingua dei britannici che gli è ancora più d'obbligo, ora che è senior,

per non dovere cinque rupie alle suore se usa l’hindi,

“India was poor and weak at that time”

ripete come se i suoi stessi panni di ogni giorno

fossero ancora quelli di quel paese debole e povero ,



“ Every man will be thy friend

Whilst thou hast wherewith to spend”

quando il vero amico "he stands by us

through thick and thin,"

lo è nella buona e nella cattiva sorte,





“Hello, rupees…hello, pens…”



nel mercato dove cerchi il coriandolo fresco

puoi ritrovare più ancora il maldicente di turno

“L’amico, che la fa da padrone sull’uscio del negozio,

spende tutto nel bere e gli trema la mano,

nessuno vuole lui come barbiere… "




ed ora chi mi riscatterà questo corpo di morte,

dove il grano già si schiude al calore di marzo

se non, ancora di più,

l’amore ch’è vita e luce dell’anima ferita





tra le follie di un docile cuore

lontanandoci con l’amico

nelle valli dove ancora risuona il canto di Krishna,

ed è il clamore della pioggia di fiori e colori

che assorda il dolore che invasa la mente,

la luna, quel tocco di sandalo,

sul volto vergine del cielo,



fin che di nuovo tra le forme d’incanto

cade la mente con l’escremento,



poi che amore, giocando il gioco della tigre,

sulla Yamuna è te stesso, Dio della morte,



ed accade il distacco tra i cieli di Delhi,

non più, nella lontananza, lo sguardo amante

ma con le nuvole in disfacimento

tremulo liquido l’acciaio nelle trame di vetro,

 trasmutati in arenaria i cortili e i terrazzi

cui nello sfolgorarvi del giorno sei di ritorno,



di nuovo dove chi ama non infinge soltanto,

e qualcosa comunque succede.

“E’ troppo povero l’inglese di Ashesh ed Ajay" -

il verdetto delle suore, per bocca dell’amico,

perché a loro consenta in India un futuro.

Come pappagalli li hanno addestrati

solo a ripetere quello che non capiscono.

Provvederemo, comunque, ripartiremo.

Li abbevereremo, i piccoli, al nostro soccorso,

come tra i campi, dalla riarsa giungla,

si abbeverano gli armenti al Kuddhar,

aprendosi il varco dove il fiume intesse le sue rive

delle canne che ora graticciano il nostro avviato negozio.



E da queste sponde anche voi a casa, ben pasciute capre

Ite domum saturae, venit Hesperum, ite capellae .

Nessun commento: